È nata Missione Birmania
«Un aiuto contro tanta povertà»
I primi sforzi destinati alle aree devastate dal ciclone Nargis
■ «Grazie a Dio la zona a cui destiniamo
gli aiuti della nostra associazione
è stata risparmiata, ma
i nostri amici in Birmania ci descrivono
scene drammatiche: più a
sud, nell’area colpita dal ciclone
Nargis, interi villaggi sono stati distrutti
e, oltre alle numerosissime
vittime, ci sono migliaia e migliaia
di dispersi. Le città sono deserte,
mancano acqua ed elettricità, le linee
del telefono sono interrotte, i
prezzi dei beni primari subito aumentati
».
Questi i racconti che, tra mille difficoltà
di comunicazione, riceve
direttamente dal Myanmar Stefania
Capitanio, impiegata di Azzano
San Paolo, fondatrice lo scorso
marzo dell’associazione Missione
Birmania onlus.
Tutto è iniziato da un’amicizia, che
ha portato nel 2007 all’organizzazione
di un viaggio: non una visita
turistica secondo i programmi
solitamente proposti dalle agenzie,
ma un percorso alternativo, alla
scoperta della vera Birmania.
Un’occasione per vedere finalmente
con i propri occhi quello che
tanto aveva raccontato padre
Louis, sacerdote birmano (del quale
non pubblichiamo il cognome
per tutelarne l’incolumità, dal momento
che ci informano che i religiosi
cattolici sono controllati
quando non perseguitati dal regime
militare), quando era in Italia:
«L’ho conosciuto con i miei genitori
qualche anno fa, grazie ai casi
della vita, mentre lui studiava all’Università
Lateranense di Roma.
Divenuto prete, nel 2003 è tornato
nella sua terra (diocesi di Mandalay)
per aiutare la sua gente. Nonostante
le difficoltà siamo riusciti a
mantenere i contatti e a organizzare
questo viaggio: grande era la voglia
di vedere con i nostri occhi
quello che ci raccontava».
Al ritorno, Stefania ha
deciso di fondare
un’associazione
per aiutare le
comunità cattoliche
birmane,
trovando
subito
l’appoggio
del
compagno
Sergio Zonca
e dell’amica
Antonietta
Provenzi.
«Per ora siamo una
quindicina di soci, ma
speriamo di aumentare velocemente
il numero di iscritti
(quota associativa 5 euro; contatti:
missionebirmaniaonlus@gmail.co
m) e di cominciare al più presto
a organizzare eventi e iniziative
culturali per raccogliere fondi. Al
momento, vista l’emergenza, destineremo
subito gli aiuti raccolti
alle aree devastate dal ciclone».
«Questo viaggio, in un certo senso,
mi ha cambiato la vita – prosegue
Capitanio –. Sono rimasta molto
colpita dalla povertà estrema e
dalla mancanza di libertà di questo
popolo».
«Lavorano tantissimo, donne comprese.
Ne ricordo un gruppo che
stava costruendo una strada, forse
erano prigioniere: spaccavano pietre
per il fondo stradale e stendevano
il catrame a mani nude, senza
alcuna protezione».
«La popolazione è impegnata soprattutto
nel lavoro nei campi, ma
c’è anche molto sfruttamento manifatturiero:
spesso quello che in
Europa compriamo come "made in
China", pagandolo poco, in realtà
viene fatto fare dai cinesi ai birmani,
pagandolo ancora meno».
Stefania e i suoi compagni di viaggio
hanno visitato numerosi orfanotrofi
e villaggi cattolici nella Birmania
settentrionale, donando
ogni volta del materiale, tra cui
medicine, vestiti, giocattoli e dolciumi,
portati dall’Italia: «I cristiani,
come i musulmani, sono una
minoranza perseguitata, che il governo,
per paura, ha allontanato
dalle funzioni pubbliche più importanti
».
«Nonostante le sue condizioni, la
popolazione ci ha sempre accolto
con grande cordialità: sono persone
molto ospitali, pronte ad aiutarti
e sempre sorridenti».
testo di
Maria Carla Rota
tratto da
L'Eco di Bergamo
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