Rapite in Siria...
Di ragazze così ce ne sono più di quanto si creda. Quelle
che, fosse per loro, il mondo avrebbe bisogno subito di qualche ritocco. Anche
perché a vent’anni fai più fatica a mandar giù le ingiustizie. Greta e Vanessa.
Due ragazze lombarde. Tutte casa, scuola e volontariato. In Siria c’erano già
state altre due volte. Sempre a portare medicinali. Niente politica, solo aiuti
sul campo
Greta Ramelli, 20 anni, di Gavirate, nel Varesotto,
nel sociale si era buttata subito. Alle scuole medie, frequentate a Comerio, il
paese dove nacque l’Ignis di Borghi, l’avevano eletta presidente del consiglio
comunale dei ragazzi. Poi alle superiori l’impegno internazionale. Prima in Africa
e poi in India. Era il 2011 e Greta decide di andare nello Zambia. Ci resta
quattro mesi. Un’esperienza che scrive e racconta sul sito della sua ex scuola,
il Rosetum di Besozzo. Due anni dopo, è il 2013, annuncia che partirà per
Calcutta «dove lavorerò con le suore di madre Teresa, per tre settimane». E
intanto si diploma, si iscrive all’università, fa la volontaria per la Croce
Rossa. Quando torna si prende a cuore le sofferenze di un altro Paese
martoriato: la Siria. Con Vanessa incontra Roberto Andervill e insieme decidono
di fondare la comunità di assistenza sanitaria Horryaty. Battono il territorio
varesino per organizzare cene, creare eventi, tutto per raccogliere fondi.
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