lunedì 7 luglio 2008

8 LUGLIO - IN PIAZZA PER...

da www.iltempo.ilsole24ore.com

Molti personaggi del mondo dello spettacolo, qualcuno di quello politico, tutti in piazza per protestare contro i provvedimenti in materia di giustizia e intercettazioni del governo Berlusconi. Senza però essere afflitti dal «complesso di piazza San Giovanni» cioè dall'ansia di portare un milione di persone.

L'appuntamento è per l'8 luglio a piazza Navona a Roma e i promotori dell'iniziativa, il direttore di Micromega, Paolo Flores D'Arcais, Pancho Pardi e Furio Colombo, hanno spiegato in una conferenza stampa a Montecitorio il senso di questa manifestazione negando che ci sia alcuna divisione con il Pd. Una iniziativa che serve per difendere una «giustizia indipendente e un'informazione libera» come sottolinea Antonio Di Pietro, rappresentante dell'Iitalia dei Valori, unico partito presente in Parlamento ad aver aderito. L'elenco delle adesioni lo fa Flores: sul palco si alterneranno Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, Ascanio Celestini, Andrea Camilleri, Rita Borsellino, Moni Ovadia, Lidia Ravera e Arturo Parisi. A causa di impegni lontani da Roma, non sarà presente Beppe Grillo che però interverrà in videoconferenza. «Ci sarà anche il professor Alexian Spinelli, rappresentante del popolo Rom, e molti militanti del Pd - sostiene Flores - che si stanno organizzando per essere presenti. Oltre a semplici cittadini». L'ex ministro della Difesa subito dopo l'annuncio dei promotori fa sapere: «Sulla manifestazione dell'8 non posso dire e ripetere quello che ho già detto. Che ne riconosco l'opportunità e la tempestività e soprattutto che mi riconosco che nei suoi obiettivi di fondo. Consentire ai cittadini di manifestare le propria opposizione al tentativo del governo di tornare all'antica confusione tra l'agenda personale di Berlusconi e quella degli italiani. Una manifestazione costretta a svolgersi nelle piazze anche per l'indisponibilità di quei luoghi partitici regolati dalla democrazia per assicurare i quali è stato fondato il Partito Democratico». Parisi quindi aggiunge: «Riconoscermi nei contenuti e nella funzione della manifestazione non equivale tuttavia a riconoscermi nelle forme». «Le voci e le forme che vedo rafforzarsi mi costringono perciò a cercare dei modi che mi consentano di esprimere la mia vicinanza senza confondere la mia voce con quelle populiste e qualunquiste che rischiano di segnare la manifestazione anche oltre la volontà dei suoi promotori», conclude. Gelo da parte dei veltroniani. Ma gli uomini di Prodi e quelli dell'ex sindaco incrociano le lame anche su un altro argomento e che riguarda le alleanze. Goffredo Bettini rilancia e all'Unità disegna un nuovo centrosinistra, da Udc a Rifondazione, fondato su alleanze programmatiche e con il forte baricentro riformista del Pd. E Parisi ricorre all'ironia: «Vabbè che ci hanno abituato a tutto. Ma fino a questo punto non riesco a crederci... Non vorrei che fosse un altro degli scherzi dell'Unità al suo ex Direttore. Prima avevo chiesto un congresso straordinario del partito per scegliere una linea e mi hanno detto: "Facciamo funzionare gli organi ordinari". Allora - ricorda Parisi - ho chiesto di far funzionare l'Assemblea dei delegati delle primarie, e mi hanno detto, "ma allora sei proprio un disturbatore", e per sicurezza l'hanno di fatto sciolta. Oggi mi accontenterei che Veltroni si riunisse a congresso con Bettini e ci facessero sapere qual è la linea del partito, almeno quella di oggi. Non vorrei - conclude Parisi - che mi dicessero: "Ma allora chiedi l'impossibile"». A stretto giro arriva la replica di Giorgio Tonini, veltroniano doc: «La questione delle alleanze è così lontana nel tempo... Se discutessimo di come costruire tutti insieme il Pd e lavorassimo per radicarlo, saremmo tutti più contenti». «Abbiamo sempre detto - afferma Tonini - che vocazione maggioritaria non vuol dire autosufficienza, che le alleanze si fanno sui programmi. Per ora si dialoga con tutti anche perchè la situazione politica è in evoluzione per tutti: a sinistra non si sa come Rifondazione uscirà dal congresso e anche nell'Udc c'è una discussione interna su dove andare». Il Pd deve dunque, aggiunge il senatore veltroniano, preoccuparsi per ora di «radicare il partito, costruire la sua identità e cultura e lavorare sulle contraddizioni del centrodestra. In questo modo, costruendo una linea politica e programmatica, risulteremo credibili agli elettori del centrodestra che secondo noi saranno presto delusi dal governo».

Nessun commento: