tratto da www.ragionpolitica.it
L'ideologia, si sa, fa perdere il senno. Sulla questione delle impronte digitali ai bambini rom, la rivista Famiglia Cristiana, in uno degli editoriali che hanno scatenato una valanga di reazioni pro e contro, ha scritto tra l'altro: «Abbiamo definito "indecente" la proposta del ministro Maroni sui bambini rom perché da un lato basta censirli, aiutarli a integrarsi con la società civile in cui vivono marginalizzati, ma dall'altro bisogna evitargli la vergogna di vedersi marcati per tutta la vita come membri di un gruppo etnico considerato in potenza tutto esposto alla criminalità». Si trattasse del DNA, si potrebbe capire. Pur diverso per ogni persona, il DNA rivela l'appartenenza carnale, permette di sapere da chi siamo nati e con chi abbiamo legami di sangue: quindi, in effetti, anche il nostro gruppo etnico. Ma le impronte dei polpastrelli dipendono fortemente dall'interazione del genotipo con l'ambiente e servono proprio a individuare una persona, a distinguerla da tutte le altre: non a scoprirne le origini razziali e a inchiodarla ad esse.
Detto questo, un aspetto utile delle polemiche suscitate dagli editoriali che definiscono l'Italia governata da Silvio Berlusconi un «paese da marciapiede» è sapere chi si schiera con la rivista, chi tace e chi se ne dissocia. Era quasi scontato, ad esempio, che Rifondazione Comunista assicurasse «piena solidarietà» al settimanale. Lo è assai meno, benché non costituisca motivo di sorpresa, che lo abbiano fatto i portavoce di numerose istituzioni missionarie, del mondo del volontariato e dell'associazionismo cattolico e questo malgrado che la Santa Sede, tramite Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, abbia chiarito che Famiglia Cristiana «è una testata importante della realtà cattolica italiana, ma non ha titolo per esprimere le posizioni della Santa Sede né della Conferenza Episcopale italiana». Siccome la redazione della rivista non si era certo permessa tanto nel pubblicare i propri attacchi all'esecutivo italiano, è chiaro che le parole di Padre Lombardi sono ben più di una precisazione.
Perciò non sono piaciute al Cipsi, un coordinamento di 45 organizzazioni non governative di ispirazione cattolica, che ha definito «sollecitudine sospetta» la premura con cui «alcuni esponenti della gerarchia» si sono espressi. Il presidente del Cipsi ha inviato alla redazione di Famiglia Cristiana una lettera che inizia con queste parole: «Un grazie di cuore e tanta solidarietà». Un «grazie grande» e «solidarietà evangelica» sono giunti anche dall'associazione «Beati i costruttori di pace» di don Albino Bizzotto, che si scandalizza e si addolora per la «dissociazione del Vaticano e della Conferenza Episcopale». Poi hanno preso partito i missionari comboniani, incluso il più celebre, Alex Zanotelli: hanno scritto una lettera di piena solidarietà a Famiglia Cristiana esprimendo viva preoccupazione per una maggioranza di governo che «sembra colta dalla smania di igiene totale. Ha rotto ogni argine etico, militarizzando il paese, rottamando i diritti umani dei più deboli e trasformando il povero in una persona penalmente responsabile della propria miseria».
E, ancora, «grande solidarietà» e totale condivisione dei contenuti degli editoriali di Famiglia Cristiana è stata manifestata da Padre Giovanni Scudiero, a nome della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza degli Istituti Missionari italiani, indignati per «l'ingordigia di alcuni, talmente tanta che ha fatto dimenticare sia la nostra storia che le nostre tradizioni religiose» e sconcertati per «come episodi di intolleranza, giustizia sommaria, discriminazione ed esclusione abbiano potuto trovare terreno fertile anche in varie comunità cristiane». Una curiosità: la lettera si conclude - chissà perché - con le parole shalom, salam, peace, come se la parola «pace» non esistesse in italiano o, forse, come se in Italia, sotto l'influenza dell'attuale governo, non ci fosse più nessuno in grado di capirla.
Va da sé che tutte queste missive sono state riportate dall'agenzia di stampa missionaria italiana, MISNA, che disprezza e teme il modello di civiltà occidentale più che il Demonio e l'inferno. Anche questo non sorprende. Allo stesso modo, l'11 settembre 2001, mentre le Twin Towers crollavano trascinando con sé migliaia di persone, MISNA aveva messo a disposizione il proprio spazio web per dar voce a questi stessi istituti missionari e ad altri che in quell'occasione, attraverso i loro organi di stampa, sferrarono un attacco all'Occidente senza precedenti, facendo a gara a spiegare quanto la nostra arroganza e la nostra prepotenza avessero suscitato la giusta collera dei poveri e meritato l'attacco sferrato «al cuore dell'impero». Il suddetto Cipsi all'epoca scrisse che la pace è minacciata non dal terrorismo islamico, ma dalla «violenza strutturale dei morti per la fame e le malattie, per il debito, per l'economia fatta a uso e consumo dei ricchi» e dall'ostinazione occidentale a voler «salvaguardare non la civiltà, ma un benessere fasullo che si regge sullo sfruttamento e sull'esclusione»; e Alex Zanotelli: «Il nostro è un mondo assurdo che deve crollare, non è possibile rattoppare, mettere delle pezze su un sistema che è morto e che ci dà la morte».
Anna Bono
bono@ragionpolitica.it
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