Ci hanno segnalato il seguente articolo, che pubblichiamo integralmente citandone la fonte
Da: retelabuso.org
Una storia di
estorsione e speculazione macchia il paese natale del “Papa buono”
maggio 3, 2014
Investigazione esclusiva per “El
Confidencial”.
Divisione di terreni. Avvocati.
Denunce. Parcelle in attesa di veder sorgere chalet e negozi.
Potrebbe essere lo scenario abituale di un municipio
qualunque. Ma non lo e’ se il paese di cui parliamo si trova in provincia de
Bergamo, nel cuore del Nord Italia, e si chiama Sotto il Monte, luogo in
cui nel 1881 nacque Angelo Roncalli, Giovanni XXIII, che
Domenica, 27 di Aprile, sara’ dichiarato santo assieme a Giovanni Paolo II
nella cornice di una cerimonia che sara’ trasmessa in tutto il mondo dal
Vaticano.
Non e’ neanche una cornice tanto normale se per la
“conquista” di nuove terre si gioca una guerra sporca nella collina della “Via
del Rosario”, il cammino che anni fa faceva l’allora futuro vescovo di Roma. E’
una battaglia senza pace.
I protagonista di questa contesa, che potrebbe
chiamarsi “Sotto il Monte Business”, sono un parroco-rettore
e l’ex factotum della sua Chiesa, un vecchio seminarista. L’oggetto della
discordia? La per niente misera cifra di 10 milioni di euro che la Curia ha
gia’ stanziato per convertire questo tranquillo paese italiano in una macchina
da soldi, cosi’ come fu allora per Pietralcina, in Puglia, dove ogni anno
milioni di Pellegrini celebrano la “santita’” di Padre Pio.
Pero’ probabilmente si trattera’ di una somma ancora
piu’ alta, almeno 55 milioni, una volta che parta la proposta appoggiata dal
presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, attuale leader della
Lega Nord. Denaro che gira attorno ad una trama di estorsione e speculazione
que il team dell’Investigative Reporting Project Italy (IRPI) scoperchia oggi
in esclusiva per El Confidencial.
Il parroco-rettore di Sotto il Monte, monsignor
Claudio Dolcini, un ex banchiere, e’ conosciuto per essere un implacabile
amministratore. Da quando nel 2011 occupo’ il posto, ha dovuto gestire una
situazione poco chiara che egli stesso ha reso ancor piu’ torbida.
Un paese in attesa del denaro.
E’ normale che in un piccolo paese italiano il
rettore diventi il punto di riferimento della vita sociale locale. Un
buon “don” fa da psicólogo, confidente, consigliere familiare e asistente
sociale per tutti e, se fa correttamente il suo lavoro, la comunita’ difende
sia lui che la sua parrocchia.
A Sotto il Monte vivono 5000 persone. Questo municipio
lombardo e’ talmente legato al “Papa buono” che e’ stato rinominato Sotto il
Monte Giovanni XXIII. Con la sua canonizzazione, si attende il
pellegrinaggio di centinaia di migliaia di fedeli, per cui la piccola
comunita’ si prepara ad essere una nuova meta dei pellegrinaggi cattolici
mondiali. Come da prassi in casi come questi, sono stati preparati grandi
finanziamenti pubblici per il paese. Monsignor Claudio Dolcini ha dichiarato
che solo la sua diocesi ha disposto 10 milioni di euro per la sua parrocchia. A
questi bisogna aggiungere la proposta di legge con la quale la Lega
Nord e Forza Italia, il partito fondato da Silvio Berlusconi, chiedono
un contributo straordinario di 55 milioni di euro. “Le due proposte sono
ferme per ora: la maggioranza parlamentare non ha ancora dato il via libera”,
dichiara all’IRPI Roberto Maroni, leader della Lega Nord e presidente della
regione Lombardia.
Questi soldi, secondo Dolcini, sono necessari. Il
rettore, infatti, parla all’IRPI nei dettagli delle condizioni economiche
precarie della sua parrocchia derivanti dagli investimenti effettuati: “Sono
il rettore che in solo due anni ha contratto piu’ debiti; cio’ che incasseremo
servirà’ per saldarli”. Dolcini gia’ ha fatto in modo che comincino
dei lavori nelle strutture ecclesiastiche, e tutto il paese guarda ora ai 55
milioni promessi. Quando questi soldi arriveranno è facile immaginare che
coloro i quali possano beneficiarne faranno tutto il possibile per trovarsi al
posto giusto.
Furto non
denunciato.
La pietruzza nell’ingranaggio del “Sotto il Monte Business” si chiama Luca
Rossi. Fino a poco tempo fa era considerato il cittadino piu’ esemplare del
paese: ex seminarista e presidente dal 2000 di un’associazione di sostegno per
giovani disabili, ha un lungo curriculum di volontariato nella Chiesa e anche
in ámbito civile. Ma nel Dicembre 2012 la crisi colpi’
duramente la sua impresa immobiliare che dovette chiudere.
Rossi comincio’ a soffrire un forte stress che si trasformo’ in bulimia
nervosa.
“Ho sempre combattuto
i nervi partecipando alla vita parrocchiale”, racconta Rossi all’IRPI. “Avevo
un eccellente rapporto con il precedente rettore, Marino Betocchi. Avevo le
chiavi della chiesa ed ero membro del Consiglio per gli Affari Economici della parrocchia.
Tra i miei doveri vi era quello di raccogliere il denaro delle offerte e
metterlo in cassaforte ogni settimana”. Indubbiamente l’arrivo di Dolcini
cambio’ tutto.
Il nuovo prete arrivo’ nel
2011 e acquisi’ con fermezza la gestione económica del centro religioso. “Sono
stato mandato qui con due incarichi”, spiega a IRPI. “Rilanciare la
figura di papa Giovanni XXII e dirigere i pellegrini”. Dolcini
e’ ex direttore di banca, e non ha perso il carattere di dirigente. Assieme al
vescovo della provincia di Bergamo fondo’ l’Associazione Papa Giovanni Sotto il
Monte Giovanni XXIII i cui soci sono la diocesi e la parrocchia che si vede
cosi’ “alleggerita dal dover gestire i pellegrini”, nelle parole di Dolcini. In
seguito al suo arrivo cambio’ tutti i membri del Consiglio per gli Affari
Economici tranne uno, mentre tutti i vecchi collaboratori, come Rossi,
dovettero restituire le chiavi della Chiesa. Tuttavia Rossi ne conservo’ una
copia.
“Dolcini lo sapeva”,
assicura Rossi. “Una notte di Febbraio 2012 mi chiamò’ chiedendomi se potevo
chiudere la Chiesa e spegnere un apparecchio che era rimasto acceso nella
cripta”. Ammette, sicuramente, di non aver atteso le richieste di Dolcini.
“Continuai per un po’ a raccogliere le offerte delle candele per custodirle in
cassaforte perche’ cosi’ facendo mi sentivo utile per la Chiesa”
La
situazione esplode il 24 Febbraio 2013.
Luca Rossi torna in chiesa
dopo la messa e, utilizzando un sacco di yuta della parrocchia, comincia a
raccogliere le offerte. In quel momento, la porta del campanario si apre:
Dolcini e un altro testimone “scoprono” Rossi “con le mani nel sacco”. La messa
in scena di Dolcini e’ perfetta: “Mi difesi spiegando che
semplicemente stavo raccogliendo le offerte per metterle in cassaforte,
ma Dolcini mi disse che non credeva a una sola parola”, ricorda Rossi.
“Semplicemente mi accuso’ di essere un ladro e di aver rubato 50.000 euro”.
Due settimane dopo Dolcini aumenta
la cifra del presunto furto fino a un milione di euro. Dichiara
che il totale sottratto alle casse della chiesa e’ stato calcolato per un
periodo di dieci anni. Rossi, secondo il prete, avrebbe sottratto una media di
100.000 euro all’anno. Un furto che, indubbiamente, era passato inosservato
alla direzione precedente della parrocchia.
Da quella notte di Febbraio
non e’ stata presentata alcuna denuncia per il presunto furto milionario.
Nel frattempo, la stampa e i cittadini additavano Rossi come colpevole. “Il 12
Marzo, Dolcini mi disse alcune parole di cui solo dopo un tempo capii il significato: Vai
e quando sarai pronto per ammettere le tue colpe torna come il figliol prodigo,
torna con una proposta”.
La
lotta per la “Via del Rosario”.
Un mese piu’ tardi
l’avvocato Gabriele Terzi, membro del nuovo Consiglio per gli Affari Economici
della parrocchia, chiede un incontro a Rossi: rappresenta la determinazione di
Dolcini nel voler recuperare il milione di euro, ma anche
la sua disponibilita’ per chiudere la questione in modo “confidenziale” e
“pastorale”. L’incarico che Dolcini ha dato a Terzi e’ tanto
preciso come poco spirituale: il monsignore chiede che Rossi ceda tutte le sue
terre, che entrino in un progetto di lottizzazione chiamato ATR2. Il terreno,
una volta edificato, raggiungera’ un valore di almeno 600.000 euro.
Si tratta di un
progetto molto ampio, nel quale la porzione di Rossi e’ minima ma
cruciale. Il piano urbanístico prevede una serie di costi molto
elevati per i proprietari dei lotti inclusa la “Via del Rosario”, un
percorso costituito da diverse tappe e creato dalla stessa parrocchia. La
stessa Chiesa di Sotto il Monte e’ proprietaria dei terreni di quel
progetto per mezzo dell’Opera Pia S. Narno. Ma anche i
nomi degli altri proprietari contano: l’avvocato Gabriele Terzi e’ colui che
piu’ terre possiede, seguito dall’impresa Gestimont, della familia Ghiselni.
Sia l’avvocato Terzi che Alberto Ghisleni fanno parte del Consiglio per gli
Affari Economici che creo’ Dolcini. Cosi’ come l’ingegner Moreno Chiappa,
progettista della lottizzazione, suo padre e l’unica persona che siedeva anche
nel consiglio precedente, Rachele Boli, incaricata di redigere i bilanci
annuali.
L’ultima del consiglio e’
Mariangela Rossi, titolare di Agazzi, l’impresa di costruzioni che si
incarichera’ di edificare la lottizzazione. Luca Rossi e’, chiaramente, un
“lottizzante ribelle”. Una posizione molto scomoda per gli altri proprietari
dei terreni dell’ATR2. Il valore delle sue terre
crescera’ in maniera considerevole. Rossi gia’ aveva annunciato
che non intendeva procedere alla lottizzazione per ragioni economiche dato che
i costi previsti per i proprietari superano il milione di euro. E per questo
era stato contattato immediatamente da possibili compratori.
La
contro-denuncia.
Tuttavia senza aver ancora
presentato alcuna denuncia contro Rossi, monsignor Dolcini e l’avvocato Terzi tentarono
di far pressioni su Rossi: il due Maggio gli sottoposero una
bozza dell’atto di cessione con il quale avrebbe dovuto dare le sue terre alla
parrocchia. Il testo non era un semplice atto: includeva l’abbandono delle
accuse contro Rossi il quale avrebbe offerto le terre in cambio
della assoluta confidenzialita’ circa il presunto furto. Il
testo, come spiega lo stesso Terzi in un’email, era stato modificato per
includere un’autorizzazione del Vicario Episcopale. Un’autorizzazione che,
indubbiamente, non e’ mai esistita. La modifica nel testo non era di poco
conto. Serviva in quanto c’e’ un’ipoteca sui terreni e Dolcini chiede a Rossi
che trovi altre proprieta’ con le quali compensare il suo mancato
coinvolgimento nella lottizzazione: tra queste un appartamento della madre di
Rossi. Dolcini, intervistato sulla questione, ha dichiarato: “La proposta ce la
fece lui: se devi ammettere le tue colpe, fallo almeno davanti
alla tua gente e dai qualcosa alla parrocchia”.
Indubbiamente, nella
corrispondenza tra l’avvocato e Rossi alla quale l’IRPI ha avuto accesso si
legge esattamente il contrario: Rossi si dimostra chiaramente contrario a
firmare quella proposta, per cui difficilmente tale proposta sarebbe stata
avanzata da lui. Inoltre tutto sarebbe potuto finire bene per Dolcini se il
notaio scelto dalla parrocchia non avesse bloccato la cessione per un
problema formale a pochi passi dalla sua realizzazione. Ad ogni modo il rettore
non si da’ per vinto e il 22 Luglio lancia un ultimátum: “Mi propose due
soluzioni”, spiega Rossi. “O mi denunciava e saremmo finiti
su tutta la stampa o, anche perche’ gia’ correvano voci
nel paese, mi sarei dovuto dichiarare colpevole del
furto di 750.000 euro, impegnare a restituirli in 20 anni e avremmo
dichiarato che non avevamo fatto nulla durante questo tempo dato che lui mi
stava accompagnando in un cammino di redenzione”.
Rossi non accetto’ questa
proposta e inoltre decise di parlare con l’avvocato Boris Dubini. Ora l’unica
denuncia ufficialmente presentata e’ giustamente la sua, contro ignoti, ma con
i fatti narrati nei minimi dettagli e nella quale figurano
reati che vanno dalla diffamazione all’estorsione. Anche se le
autorita’ accettassero la tesi secondo la quale Rossi e’ stato autore del
furto, la sua persona e la sua reputazione verrebbero comunque tutelate
meglio dalla legge che dalla lunga via crucis di un anno di chiacchiere.
Giulio
Rubino, Lorenzo Bodrero, Cecilia Anesi (IRPI:
https://twitter.com/irpiinvestigates).
Traduzione in italiano a
cora di Francesco Nuzzi
7 commenti:
Sarebbe il caso di non dare adito a certe minchiate...
Sarebbe, invece, il caso di conoscere i documenti prima di scrivere commenti volgari ed inutili: tutto quello che scrive l'articolo è fondato su prova scritta, il problema semmai è il lettore che rifiuta di crederci.
Che prova scritta? El confidencial? Minchiate, in confidenza.
Ma poi... che razza di alieno è uno che traduce "rettore"??? In senso lato? Ma quando mai si usa rettore? Ma dai...
Mi sembra che si parli per nulla. Visitate www.irpi.eu così capirete chi sono questi che hanno scritto.
Se per voi sono minchiate quelle scritte da qualcuno che ha vinto premi internazionali, pota!
La prova scritta non è certo l'articolo di El Confidencial: mi riferisco a lettere, email anche certificate, documenti amministrativi, scritture private e - quando sarà il momento - testimonianze... Il lettore scettico avrà modo di farsene un'idea quando verranno utilizzate, sempre che ne venga data notizia.
Ah ma perchè? Uno è dell'Irpi e allora dice la verità? I giornalisti infatti sono dei noti fanatici della verità..."l'Espresso" "La Repubblica" tutti cattoliconi esperti super partes di cose di chiesa, ovviamente. Poi se sarà vero sarà vero, lo deciderà la giustizia. Fino a prova contraria sono pettegolezzi.
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