La polvere della morte...
Nel 1987 il sindaco di Casale Monferrato decise di vietare l’amianto nel territorio del comune piemontese, nel 1992 la sua produzione e la lavorazione venne bandita in tutto il Paese. Sono passati più di vent’anni, ma le tonnellate di «mala polvere» in Italia sono ancora più di 32mila, tra case, scuole, fabbriche in rovina e cave abbandonate. Un numero ancora provvisorio, considerato che non tutte le Regioni hanno seguito le direttive sulla mappatura dei siti contaminati.
Se nulla cambia, per liberarsi dell’incubo dell’amianto ci vorrà quasi un secolo. Le vittime a oggi sono più di 15.000, e il peggio deve ancora arrivare. Il picco di mortalità è previsto tra il 2015 e il 2020. C’è un altro problema: le discariche italiane dedicate ai rifiuti speciali sono vicine all’esaurimento. Così in Calabria, regione che da anni ignora sistematicamente le direttive nazionali, sta nascendo la discarica d’amianto più grande d’Europa, mentre a Broni, comune lombardo che dista appena cento chilometri da Casale, si continua a morire per i resti della ex Fibronit, cementificio chiuso nel 1994...
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