Era da tempo che Silvio Berlusconi non veniva contestato in pubblico: è successo ieri a Napoli, quando un solitario militante anti-Silvio gli ha intimato "di non tornare all'Aquila". C'è invece da immaginare che il premier tornerà in Abruzzo: proprio come a Napoli l'ha spuntata sull'emergenza rifiuti (ieri era ad Acerra per verificare il termovalorizzatore) su cui Prodi si è giocato parte del proprio destino, così il capo del governo deve affrontare e vincere le sfide che lui stesso si è lanciato. La prima è quella di dare le case ai terremotati prima che torni il freddo. La seconda è quella di riuscire a spostare in un paio di mesi il G8 dalla Maddalena all'Aquila. Chiunque avrebbe giudicato velleitario il proporsi di dare un tetto in cinque mesi a decine di migliaia di persone, e nello stesso tempo spostare in poco più di sessanta giorni i lavori dei grandi della Terra, ma Berlusconi è fatto così.
Peraltro, appena ha un minuto di tempo deve fare in modo che le liste per le europee non costituiscano per lui un boomerang, a forza di candidature "leggere" che gli ambienti vicini a Fini criticano con sarcasmo.
Ora che si è messo il fazzoletto partigiano al collo e tolto alla sinistra l'arma principe della polemica contro di lui, sarebbe imperdonabile scivolare su una pura questione di immagine.
Peraltro, appena ha un minuto di tempo deve fare in modo che le liste per le europee non costituiscano per lui un boomerang, a forza di candidature "leggere" che gli ambienti vicini a Fini criticano con sarcasmo.
Ora che si è messo il fazzoletto partigiano al collo e tolto alla sinistra l'arma principe della polemica contro di lui, sarebbe imperdonabile scivolare su una pura questione di immagine.
Articolo di
Pietro Palazzi
tratto da "Il Bergamo"
del 28 aprile 2009
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