martedì 7 luglio 2009

CALUSCO - "MIO FRATELLO E' AUTISTICO, L'HOTEL NON CI VUOLE"

Pubblichiamo, di seguito, una lettera di Marilisa Bravi, la giovane caluschese promotrice del Gruppo dei Ragazzi di Paglia, pubblicata su "L'Eco di Bergamo" di oggi, 7 luglio 2009

Ore 16, telefonata a un hotel della riviera veneta: c’è posto per noi quattro. Mio papà gentilmente dice: «Guardi, mio figlio Roberto, 28 anni, è autistico. No, stia tranquilla: non darà problemi. Lui vive nel suo mondo, vive tutto in modo un po’ diverso da noi. Ma sa, vogliamo portarlo al mare, è un buon periodo e come famiglia vogliamo fare la vacanza insieme». Roby è da fine maggio che sente il caldo, guarda papà e gli dice sorridendo: «Papà… mare…». Papà riattacca.Ore 20, suona il telefono: «Pronto?». «Sì, salve sono la signora della pensione che avete chiamato oggi. Io non trovavo il coraggio di dirglielo, ma i nostri clienti non gradirebbero un problema come quello di suo figlio. Non mi fraintenda, mi dispiace, ma sa ci sono i bambini, si potrebbero spaventare… Sa, la gente merita un po’ di riposo, del resto sono in vacanza. Poi in spiaggia mi manderebbe via i clienti.Guardi, io non c’entro niente, però devo tenere la clientela».Questa è la nostra società. Questo il 2009, questo un mondo di uomini e donne che curano la civiltà, l’igiene, l’ambiente, gli animali, che fanno progetti, costruiscono case, tagliano striscioni, si commuovuono al finale strappalacrime di un film e crescono i figli dandogli amore, cioè preservandoli da qualsiasi anormalità potrebbe sconvolgere la loro vita perfetta: lo dicono gli psicologi, lo dice la tv. Questa la società che ha perso tutto, che non ricorda quando un uomo che aveva paura dei diversi fece scrivere su tutti i negozi un cartello secondo cui qualcuno, e non i cani, ma delle persone, non potevano entrare.Scusi… suo figlio qui non può entrare! Beh, il perché è chiaro. Perché è handicappato. Ma scusi non è un uomo prima di essere un handicappato? No! Gli uomini hanno diritto ad una vacanza tranquilla, dove i loro piccoli non si spaventino per le abnormità di questa vita, dove in spiaggia possano leggersi tranquilli il loro giornale e mangiare nella quiete della famigliola della pubblicità i loro pranzi sudati e meritati… perché sono una famiglia normale, in un mondo normale dove il dolore è solo quello dei film horror… Sì, quello che i loro figli guardano per imparare che la vera paura non è il male ma quello che è diverso da te, anzi il dolore non c’è, lasciamolo a quei pochi che non sono come noi, loro ci sono abituati, loro in vacanza non possono andare, loro sopportano, loro… «Beh, dai bambini, non guardate, andiamo via!».Nessuno ha chiesto com’è Roberto, nessuno ha gentilmente detto «guardi… non c’è posto». Qualcuno ha detto che per Roberto al mare non c’era posto, non aveva i target giusti, non era normale abbastanza per fare parte di questo mondo. Insomma, ognuno nel suo di mondo no?Anno 2009, la gente sa fare tutto anziché pensare, non parlo di sentimenti ed emozioni, no, ormai quelli sono perfino banali davanti alla professionalità di un gestore alberghiero! No, parlo di pensiero, quella cosa che dovrebbe distinguerci da tutti i comuni animali di questa terra. Nessuno ha spiegato a quella donna che l’uomo è umano, che siamo fatti di terra e carne e che nessuno dei clienti di un qualunque hotel sa cosa ha in serbo la vita per lui. Mi chiedo solo questo, me lo chiedo da arrabbiata forse o forse più da delusa, di certo da stupita: se domani quella donna dovesse stare male, dovesse restare bloccata su una sedia a rotelle, anche solo per poco, non immagino né penso per lei tutta la vita, caspita, penso alla confusione di quell’hotel: i clienti la dovrebbero cacciare, troppo disturbo, loro dovrebbero continuare le loro vacanze, quella donna dovrebbe chiudersi in casa e non uscire più perché se no spaventerebbe i bambini, che sono diventati grandi coi videogiochi e non lo sanno che fuori c’è un mondo che va a pezzi, non sanno cos’è la dolcezza, la comprensione, l’attenzione verso chi è un po’ più debole e ha bisogno di loro. Poverini, loro hanno paura, perché nessuno ha spiegato loro che crescendo troveranno persone che non hanno un cuore, che potrebbero chiudergli la porta in faccia, che li spaventeranno così tanto con la loro disabilità, quella del cuore, handicappati nei sentimenti.Saranno spaventati così tanto allora da chiedersi che senso ha questo brulicare di gente in fila come formiche, a rispettare orari, scadenze, passando in massa sopra gli altri, proprio come succede in un formicaio, dove chi si fa male resta indietro e indietro sta. Perché ognuno qui ha il posto che gli tocca e l’amore è una brutta storia che non ne vale la fatica «Bambini, non sia mai. Non ascoltate! La gente che soffre!».Mio papà risponde sereno, è abitauto. Torna in cucina, guarda suo figlio che ha capito tutto e dice di nuovo «mare». Il papà gli risponde: «Sì Roby, quel posto qui non era alla nostra altezza. Sei troppo speciale e questi qua non mi piacevano». Roby sta in silenzio e io lo so che sente tutto perché fa la sua faccia tenera quando papà passa una mano sulla spalla di mamma; lei si rifiuta di piangere, solo ripensa all’ultima volta in cui si era detta che sarebbe stata l’ultima porta chiusa.Io vengo al mio computer e scrivo, scrivo per me. Non tanto per protesta, ma perché ho bisogno di capire se sono diventati tutti pazzi là fuori o se sono pazza io a trovare tutto ciò veramente disgustoso e mi sorge solo questa domanda. Nessuna rabbia, nessun rancore, anzi auguro che in quell’hotel tutti si godano delle belle e serene vacanze e non sappiano mai quei bambini che in questo mondo perfetto c’è qualcuno che non sa cosa sia un uomo.


Marilisa Bravi
Calusco d'Adda

3 commenti:

Anonimo ha detto...

esprimo piena solidarietà a marilisa e a tutta la sua famiglia

Anonimo ha detto...

http://www.ecodibergamo.it/stories/Isola/80228_ragazzo_autistico_rifiutato_dallhotel_i_genitori_noi_famiglia_di_frontiera/

Anonimo ha detto...

in seguito a questa faccenda,buona iniziativa parlamentare della lega nord contro comportamenti di discriminazione nei confronti di malati
fa pensare però che condanne tanto dure (giustamente!) per "fatti discriminatori ai danni di persone malate" non sia altrettanto dura per fatti discriminatori ai danni di meridionali, omosessuali, stranieri etc.etc.
ancor più stupore dovrebbe sorgere nel leggere la firma a tali parole di personaggi personalmente ed esplicitamente sostenitori di ideologie di diversità e di lontananza tra gli uni e gli altri (chiunque siano gli uni e chiunque siano gli altri)
ben venga comunque un'eventuale cambio d'idea e di direzione socio-politica