venerdì 6 giugno 2008

LA SVOLTA EUROPEA



testo di Gabriele Cazzulini - 5 giugno 2008



Amore è una parola francese, ma amare è una virtù italiana. Berlusconi libera l'Italia dal limbo dell'isolamento internazionale in cui Prodi l'aveva relegata e traccia un pesante asse politico con la Francia. Il talento diplomatico di Berlusconi è tutto umano: è la capacità di usare i rapporti personali come ago per intessere rapporti politici basati sul prestigio e la fiducia. Sia Berlusconi che Sarkozy sono ancora freschi di una vittoria convincente, ma soprattutto di un rivoluzionamento delle mentalità: attivismo, decisionismo, riformismo benedetti dal consenso popolare. Due leader, due uomini dalle biografie differenti ma accomunati dalla sincera simpatia atlantica, dall'allergia per le lobby economiche e tecnocratiche. L'affiatamento umano con Sarkozy apre la strada ad un'intesa cordiale con la Francia che fa ingelosire la Germania, storico compagno dell'integrazione europea, e insospettisce l'Europa stessa, abituata a viaggiare col bimotore franco-tedesco.
Il baricentro dell'Europa emigra a sud, isolando la Germania oltre alla Spagna, l'Alcazar del socialismo europeo. L'egemonia in Europa non è questione di maggioranza numerica. Troppo frammentate le materie di legislazione; troppo dispersa l'attività degli organi istituzionali. L'unica salda forma di governo dell'Europa stellata è una coalizione vincente di membri che formi un polo di influenza, persuasione e consenso per attrarre gli altri membri. Serve un magnete robusto per trainare il lungo convoglio europeo. Infatti Berlusconi e Sarkozy hanno dipanato la loro intesa su un orizzonte lungo una legislatura - la rivoluzione elettorale che ha riportato la destra europea al governo si sta riversando anche sulla politica tecno-socialista di Bruxelles e Strasburgo. La coppia italo-francese può aprire a nuovi scenari globali. L'Italia può diventare il sesto membro dell'èquipe internazionale che sta provando a disinnescare il nucleare iraniano. La pallida stagione di D'Alema alla Farnesina, sempre pronto al soccorso di Hamas e Hezbollah, finisce in un grigio scurissimo proprio sull'Iran. Come dimostrato a Roma, Ahmadinejad non dispone della pazienza e della vocazione all'ambiguità che contraddistinguono lo stile D'Alema. C'è anche l'Iraq, dove l'Italia progetta di ritornare a sostenere la ricostruzione con istruttori e specialisti per le forze armate di Baghdad.
Naturalmente l'intesa tra Monsieur Silvio e il Signor Nicolas legittima i due protagonisti anche sul piano interno. Il prestigio internazionale fa luccicare l'autorevolezza interna, perché un primo ministro, o un presidente, supera il suo ruolo politico per elevarsi al rango dello statista. A queste altezze, la statura politica della sinistra viene miniaturizzata. Mentre Berlusconi riceveva i capi di Stato per il vertice Fao e mostrava in pubblico la sua intesa con Sarkozy, il Pd s'interrogava sulla proposta di Chiamparino, primo cittadino torinese, di stringere accordi locali con la Lega - ed è subito un florilegio vocale di grandi nomi e piccoli sconosciuti che accettano, rifiutano, intervengono, pongono condizioni. A pochi giorni dalla sconfitta, il trauma era così forte che la dirigenza del Pd vaneggiava di un Pd del Nord, di un partito su base federale e di accordi con la Lega. Erano i giorni dove il bernoccolo della mazzata era ben evidente. Ma ripetere questi discorsi dopo due mesi dimostra che il trauma non si è ancora riassorbito.
Forse il Pd resta in convalescenza perché c'è un'altra botta in arrivo. E' quasi tempo di elezioni amministrative al Nord e il vento romano, che soffia a destra, potrebbe spazzare via gli ultimi sindaci Pd delle valli padane. La solita ipocrisia, alimentata dalla sconfitta, induce a fare patti col diavolo ma senza ammetterlo pubblicamente. Facciamo pure le nozze con le camicie verdi, ma dentro alle mura di ogni Comune, perché a Roma Veltroni ha già detto no. Però il Pd non può restare ermeticamente sigillato da qualunque contatto con l'universo leghista. Così prosegue la noiosa telenovela sulla tentazione inconfessabile del Pd per la Lega. Mentre la sinistra è consumata dai problemi di potere dei suoi Comuni al Nord, l'amore tra Silvio e Nicolas cattura l'attenzione dell'Europa.

Gabriele Cazzulini
cazzulini@ragionpolitica.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

non sono d'accordo!