Tempo di Carnevale, divertimento puro soprattutto per i bambini!
Mascheriamoli e portiamoli alla sfilata!
E se tornassimo un po' alle maschere tradizionali?
Ma quali sono le maschere dalle origini bergamasche?
Ecco le più famose...
ARLECCHINO
La maschera di Arlecchino ha origine dalla contaminazione di due tradizioni: lo Zanni bergamasco da una parte, e "personaggi diabolici farseschi della tradizione popolare francese", dall'altra.
L'origine del personaggio è molto antica e legata alla ritualità agricola. Arlecchino approda nei palcoscenici al tempo dei saltimbanchi, dei cerretani e simili che hanno percorso le piazze e le fiere italiane sin dal Medioevo. Arlecchino è un personaggio diretto discendente di Zanni (Zanni, come Zuan, è una versione veneta del nome Gianni.
Lo Zanni è un personaggio fra i più antichi della Commedia dell'Arte) dal quale eredita la maschera demoniaca e la tunica larga del contadino veneto-bergamasco. Fra le maschere italiane è certamente la più conosciuta e popolare. Nativo di Bergamo bassa, parla il dialetto bergamasco, ma poi lo muterà in quello veneto, più dolce e aggraziato. Il suo vestito era dapprima tutto bianco, come quello di Pulcinella, suo degno compare, Col tempo, a furia di rattoppi con pezzi di stoffa di ogni genere, è diventato quello che oggi tutti conosciamo; un variopinto abito composto di un corto giubbetto e da un paio di pantaloni attillati. Arlecchino ha un carattere stravagante e scapestrato. Ne combina di tutti i colori, inventa imbrogli e burle a spese dei padroni avidi e taccagni dei quali è a servizio, ma non gliene va bene una. Arlecchino non è uno stupido, magari un po’ ingenuo, talvolta forse un po’ sciocco ma ricco di fantasia e immaginazione. In quanto a lavorare nemmeno a parlarne. Arlecchino è la più simpatica fra tutte le maschere italiane. Ancora oggi, dai palcoscenici dei teatri o nel mezzo di una festa di carnevale, incanta e diverte il pubblico dei bambini e non solo.
BRIGHELLA
Brighella è il compare di Arlecchino. Entrambi sono i servi della commedia dell'arte, ed entrambi sono nati a Bergamo. Brighella non fa solo il servo come Arlecchino, ma un'infinità di altri mestieri, più o meno leciti ed onesti. Così si ritrova sempre in mezzo a svariati intrighi. Elementi caratteristici del personaggio sono la prontezza e l'agilità della sua mente, per escogitare inganni e preparare trappole in cui far cadere il prossimo, tutto questo solo per il gusto stesso di imbrogliare gli altri. È intrigante, molto furbo e senza scrupoli. Brighella è inoltre un tipo bugiardo, racconta frottole con sicurezza e convinzione che è quasi impossibile distinguerle dalla verità. Inoltre è molto abile nel cantare, suonare e ballare. Viene raffigurato con giacca e pantaloni decorati con galloni verdi; ha scarpe nere con i pon pon verdi. Il mantello è bianco con due strisce verdi, la maschera e il cappello sono neri.
GIOPPINO
Maschera bergamasca (detto in dialetto Giopì): contadino di rustica bonarietà, all’occasione lesto di mano; sua caratteristica i tre gozzi; porta un largo cappello di feltro, parrucca nera con codino volto all’insù, corta giubba verde o marrone orlata di rosso, panciotto colorato, calzoni corti, calze a righe bianche e rosse, scarponi; suo attributo costante è il bastone per rimestare la polenta. Nel Risorgimento, come burattino, fu portato per le vie e le piazze di Lombardia da P. Strabelli, e appuntò la sua satira, con frizzi e allusioni coraggiose, contro l’odiata dominazione austriaca.
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