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Carvico

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METEO A CARVICO

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SE FOSSI

Se fossi un pescatore pescherei, ma l'acqua del mio mare non è molta Se fossi uno sprecone sprecherei ma ho una vita sola e anche corta Se fossi un sognatore sognerei un mondo dolce fuori dalla porta Se avessi il tuo sorriso riderei ma tu l'hai chiuso a chiave sotto scorta Se avessi i tuoi vent'anni correrei ma tu stai lì seduta e sembri morta Se fossi un uomo falso fingerei ma è come stare sotto a una coperta Vivo la vita e quello che c'è con i suoi forse, coi suoi perché Con le risposte che so trovare, senza nascondermi e senza barare Se fossi senza affetto morirei, di vivere da solo non m'importa Se avessi solo amici penserei che qui c'è qualche cosa che va storta Se fossi nato ieri ti amerei ma ti ho incontrato almeno un'altra volta Se fossi un po' più ingenuo ti direi che tutto cambia senza una rivolta Se il mondo fosse come lo vorrei avrebbe un altro laccio, pelle e corda E a chi chiede un consiglio gli direi attento a chi ha la lingua troppo sciolta Vivo la vita e quello che c'è con i suoi forse, coi suoi perché Con le risposte che so trovare, senza nascondermi e senza barare. [PB]

BLOG...IN LIBRERIA

In quel momento apparve la volpe."Buon giorno", disse la volpe."Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno."Sono qui", disse la voce, "sotto al melo….""Chi sei?" domandò il piccolo principe, " sei molto carino…""Sono la volpe", disse la volpe." Vieni a giocare con me", disse la volpe, "non sono addomesticata"."Ah! scusa ", fece il piccolo principe.Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:" Che cosa vuol dire addomesticare?"" Non sei di queste parti, tu", disse la volpe" che cosa cerchi?"" Cerco gli uomini", disse il piccolo principe." Che cosa vuol dire addomesticare?"" Gli uomini" disse la volpe" hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso!Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?""No", disse il piccolo principe. " Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"" Creare dei legami?"" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."" Comincio a capire", disse il piccolo principe. " C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…" "E' possibile", disse la volpe "capita di tutto sulla terra…""Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe.La volpe sembrò perplessa:" Su un altro pianeta?"" Sì"" Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"" No"" Questo mi interessa! E delle galline?"" No"" Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.Ma la volpe ritornò alla sua idea:" La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me .Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita, sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…" La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:" Per favore …..addomesticami", disse." Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose"." Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe." Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe." In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…." Il piccolo principe ritornò l'indomani." Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe." Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti"." Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe." Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe." E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".Così il piccolo principe addomesticò la volpe.E quando l'ora della partenza fu vicina:"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò"." La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"" E' vero", disse la volpe." Ma piangerai!" disse il piccolo principe. " E' certo", disse la volpe." Ma allora che ci guadagni?"" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".soggiunse:" Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo"."Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose."Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse." Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".E le rose erano a disagio." Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa" E ritornò dalla volpe." Addio", disse."Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi"." L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo." E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante"."E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo." Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…" " Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
"<>."

TITOLO: Il piccolo principe
AUTORE: Antoine de Saint-Exupèry
Caro blog,
ho deciso di iniziare questa “rubrica” per creare degli stimoli in tutti i tuoi lettori, in riferimento ad argomenti che sono sempre d’attualità come la SALUTE e lo SPORT.Esistono moltissime rubriche che li trattano, ma è anche vero che molte di esse hanno come unico scopo la vendita di prodotti o “concetti”, ed è proprio da queste che io mi voglio allontanare!Parleremo, in questa rubrica, di problemi di salute (sempre legati allo sport e soprattutto alla “mancanza” di attività fisica) come l’obesità giovanile, il diabete insulinodipendente o giovanile, il diabete dell’adulto o non insulinodipendente, la sindrome metabolica, le patologie dell’accrescimento, i problemi cardiovascolari, il doping…e molto altro!Sarà anche uno spazio per parlare di sport, di attività fisica in tutte le fasce d’età con un approccio scientifico, ma soprattutto con il racconto di un’esperienza sportiva quotidiana vissuta a contatto con bambini, ragazzi, adulti, atleti amatoriali, atleti agonisti e atleti professionisti!Spero davvero che possa stimolare chi ci segue e che, quindi, da semplice rubrica si trasformi presto in uno spazio interattivo, in un dibattito, in uno scambio di idee e consigli!Ah!...dimenticavo…parleremo anche di sport da un punto di vista emotivo, socio-relazionale, racconteremo della potenza dello sport nella formazione della persona e come ausilio per raggiungere i propri obiettivi!!Un saluto sportivo

Prof. M.M.
Dottore in Scienze Motorie e SportPreparatore atletico e allenatore
carvicoblog@alice.it

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VIAGGIO NEL SILENZIO

È uscito in tutta Italia un libro importante. Il titolo, perfettamente descrittivo del contenuto, è “Viaggio nel Silenzio”.
Il silenzio di migliaia di vittime della specie peggiore di predatori. Quelli che, travestiti da preti, infamano Dio e l’uomo, con la loro ambigua e pericolosa natura, appunto, di cacciatori di bambini.
L’autrice è una valida psicologa - giornalista, Vania Lucia Gaito, originaria di Salerno ma attiva da alcuni anni a Palermo. A lei si deve la traduzione italiana del video della BBC “Sex Crimes and Vatican” che tanto ha fatto discutere, alcuni mesi fa, in seguito alla trasmissione dello stesso durante il programma Anno Zero di Michele Santoro.
Vania prende per mano il lettore, lo porta dietro quelle porte sempre ben sigillate, dove non uomini sfruttano la propria veste per celare pericolose attitudini. Raccoglie la sofferenza di decine di vittime, denunciandone l’inimmaginabile dolore.
Ed in un teatrino degli orrori sfilano via via personaggi noti, notissimi, uno su tutti il sig. Pierino Gelmini oggi non più Don, ad altri meno conosciuti al grande pubblico ma non per questo meno pericolosi, come l’importante sacerdote con ufficio in san Pietro, meglio conosciuto ai più col nome di battagli di “Jessica”.
Una catena di grotteschi personaggi, avidi di innocenza, protetti da poteri forti, sempre più impegnati a ripulire la facciata, oltre la quale si leva però, insopportabile, l’odore di un’umanità fetida, dal male incancrenita.
Spero che questo libro venga letto da tutti. Soprattutto dai credenti e dai sacerdoti stessi. Compagni di strada, loro ma grado, di troppa follia. Nascosta per anni, appunto, dal sacro complice silenzio.



AUTORE: VANIA LUCIA GAITO
TITOLO: VIAGGIO NEL SILENZIO
EDITRICE: CHIARE LETTERE
POSTFAZIONE: MASSIMILIANO FRASSI
COSTO: 13 euro

“Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia”, Vangelo di Matteo 5,3 – 10

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SOSTIENE PEREIRA

Il dottor Pereira mi visitò per la prima volta in una sera di settembre del 1992. A quell'epoca lui non si chiamava ancora Pereira, non aveva ancora i tratti definiti, era qualcosa di vago, di sfuggente e di sfumato, ma aveva già la voglia di essere protagonista di un libro. Era solo un personaggio in cerca d'autore. Non so perché scelse proprio me per essere raccontato. Un'ipotesi possibile è che il mese prima, in una torrida giornata d'agosto di Lisbona, anch'io avevo fatto una visita. Ricordo con nitidezza quel giorno. Al mattino comprai un quotidiano della città e lessi la notizia che un vecchio giornalista era deceduto all'Ospital de Santa Maria di Lisbona e che le sue spoglie erano visibili per l'estremo omaggio nella cappella di quell'ospedale. Per discrezione non desidero rivelare il nome di quella persona. Dirò solo che era una persona che avevo fuggevolmente conosciuto a Parigi, alla fine degli anni sessanta, quando egli, da esiliato portoghese, scriveva su un giornale parigino. Era un uomo che aveva esercitato il suo mestiere di giornalista negli anni quaranta e cinquanta, in Portogallo, sotto la dittatura di Salazar. Ed era riuscito a giocare una beffa alla dittatura salazarista pubblicando su un giornale portoghese un articolo feroce contro il regime. Poi, naturalmente, aveva avuto seri problemi con la polizia e aveva dovuto scegliere la via dell'esilio. Sapevo che dopo il Settantaquattro, quando il Portogallo ritrovò la democrazia, era ritornato nel suo paese, ma non lo avevo più incontrato. Non scriveva più, era in pensione, non so come vivesse, era stato purtroppo dimenticato. In quel periodo il Portogallo viveva la vita convulsa e agitata di un paese che ritrovava la democrazia dopo cinquant'anni di dittatura. Era un paese giovane, diretto da gente giovane. Nessuno si ricordava più di un vecchio giornalista che alla fine degli anni quaranta si era opposto con determinazione alla dittatura salazarista.
Andai a visitare la salma alle due del pomeriggio. La cappella dell'ospedale era deserta. La bara era scoperta. Quel signore era cattolico, e gli avevano posato sul petto un cristo di legno. Mi trattenni presso di lui una decina di minuti. Era un vecchio robusto, anzi grasso. Quando lo avevo conosciuto a Parigi era un uomo sui cinquant'anni, agile e svelto. La vecchiaia, forse una vita difficile, avevano fatto di lui un vecchio grasso e flaccido. Ai piedi della bara, su un piccolo leggio, c'era un registro aperto dove erano riportate le firme dei visitatori. C'erano scritti alcuni nomi, ma io non conoscevo nessuno. Forse erano suoi vecchi colleghi, gente che aveva vissuto con lui le stesse battaglie, giornalisti in pensione.
In settembre, come dicevo, Pereira a sua volta mi visitò. Lì per lì non seppi cosa dirgli, eppure capii confusamente che quella vaga sembianza che si presentava sotto l'aspetto di un personaggio letterario era un simbolo e una metafora: in qualche modo era la trasposizione fantasmatica del vecchio giornalista a cui avevo portato l'estremo saluto. Mi sentii imbarazzato ma l'accolsi con affetto. Quella sera di settembre compresi vagamente che un'anima che vagava nello spazio dell'etere aveva bisogno di me per raccontarsi, per descrivere una scelta, un tormento, una vita. In quel privilegiato spazio che precede il momento di prendere sonno e che per me è lo spazio più idoneo per ricevere le visite dei miei personaggi, gli dissi che tornasse ancora, che si confidasse con me, che mi raccontasse la sua storia. Lui tornò e io gli trovai subito un nome: Pereira. In portoghese Pereira significa albero del pero, e come tutti i nomi degli alberi da frutto, è un cognome di origine ebraica, così come in Italia i cognomi di origine ebraica sono nomi di città. Con questo volli rendere omaggio a un popolo che ha lasciato una grande traccia nella civiltà portoghese e che ha subito le grandi ingiustizie della Storia. Ma c'era un altro motivo, questo di origine letteraria, che mi spingeva verso questo nome: un piccolo intermezzo di Eliot intitolato What about Pereira? in cui due amiche evocano, nel loro dialogo, un misterioso portoghese chiamato Pereira, del quale non si saprà mai niente. Del mio Pereira invece io cominciavo a sapere molte cose. Nelle sue visite notturne mi andava raccontando che era vedovo, cardiopatico e infelice. Che amava la letteratura francese, specialmente gli scrittori cattolici fra le due guerre, come Mauriac e Bernanos, che era ossessionato dall'idea della morte, che il suo migliore confidente era un francescano chiamato Padre Antonio, dal quale si confessava timoroso di essere un eretico perché non credeva nella resurrezione della carne. E poi, le confessioni di Pereira, unite all'immaginazione di chi scrive, fecero il resto. A Pereira trovai un mese cruciale della sua vita, un mese torrido, l'agosto del 1938. Ripensai all'Europa sull'orlo del disastro della seconda guerra mondiale, alla guerra civile spagnola, alle tragedie del nostro passato prossimo. E nell'estate del novantatré, quando Pereira, divenuto un mio vecchio amico, mi aveva raccontato la sua storia, io potei scriverla. La scrissi a Vecchiano, in due mesi anch'essi torridi, di intenso e furibondo lavoro. Per una fortunata coincidenza finii di scrivere l'ultima pagina il 25 agosto del 1993. E volli registrare quella data sulla pagina perché è per me un giorno importante: il compleanno di mia figlia. Mi parve un segnale, un auspicio. Il giorno felice della nascita di un mio figlio nasceva anche, grazie alla forza della scrittura, la storia della vita di un uomo. Forse, nell'imperscrutabile trama degli eventi che gli dèi ci concedono, tutto ciò ha un suo significato.Antonio Tabucchi

Il presente testo è stato pubblicato su "II Gazzettino", settembre 1994.

TITOLO: Sostiene Pereira
AUTORE: Antonio Tabucchi
EDITORE: Feltrinelli

LE ASSOCIAZIONI DI CARVICO


· AVIS Associazione Volontari Italiani del Sangue
· AIDO Associazione Italiana Donatori Organi
· ANMIC - Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili
· ANMIL - Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi sul Lavoro
· Associazione Nazionale Combattenti e Reduci
· Associazione Nazionale Partigiani Italiani
·Nucleo Volontari Antincendio "Montecanto" di Carvico
·FIDC - Federazione Italiana Della Caccia - Sezione di Carvico
·AUSER - Associazione per l'Autogestione dei Servizi e Solidarietà
·Il Cortile
· Circolo Anziani Carvico
Associazione Nazionale Alpini - Gruppo di Carvico - Protezione Civile
·Polisportiva Carvico - Sezione Calcio
·Tennis Club Carvico
·Gruppo Missionario
·Gruppo Judo Trezzo d'Adda - Carvico
·Comitato Carvico in festa
·CESVI cooperazione e sviluppo onlus - Gruppo di Carvico
·Arcadia

Per maggiori info sulle associazioni di Carvico è possibile contattare il sito internet http://www.comune.carvico.bg.it/

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