Una maestra, dopo aver consegnato le
schede di valutazione ai genitori, scrive queste riflessioni sul voto nella sua
bacheca:
“Non sono stata capace di dire no.
No ai voti. Alla separazione dei bambini in base a quello che riescono a fare.
A chiudere i bambini in un numero. Ad insegnare loro una matematica
dell’essere, secondo la quale più il voto è alto più un bambino vale.
Il voto corrompe. Il voto divide. Il voto classifica. Il voto separa. Il voto è il più subdolo disintegratore di una comunità. Il voto cancella le storie, il cammino, lo sforzo e l’impegno del fare insieme. Il voto è brutale, premia e punisce, esalta ed umilia. Il voto sbaglia, nel momento che sancisce, inciampa nel variabile umano. Il voto dimentica da dove si viene. Il voto non è il volto.
I voti fanno star male chi li mette e chi li riceve. Creano ansia, confronti, successi e fallimenti. I voti distruggono il piacere di scoprire e di imparare, ognuno con i propri tempi facendo quel che può. I voti disturbano la crescita, l’autostima e la considerazione degli altri. I voti mietono vittime e creano presunzioni.
I voti non si danno ai bambini. In particolare a quelli che non ce la fanno.
La maestra lo sa bene, perciò è colpevole. Per non aver fatto obiezione di coscienza.”
Il voto corrompe. Il voto divide. Il voto classifica. Il voto separa. Il voto è il più subdolo disintegratore di una comunità. Il voto cancella le storie, il cammino, lo sforzo e l’impegno del fare insieme. Il voto è brutale, premia e punisce, esalta ed umilia. Il voto sbaglia, nel momento che sancisce, inciampa nel variabile umano. Il voto dimentica da dove si viene. Il voto non è il volto.
I voti fanno star male chi li mette e chi li riceve. Creano ansia, confronti, successi e fallimenti. I voti distruggono il piacere di scoprire e di imparare, ognuno con i propri tempi facendo quel che può. I voti disturbano la crescita, l’autostima e la considerazione degli altri. I voti mietono vittime e creano presunzioni.
I voti non si danno ai bambini. In particolare a quelli che non ce la fanno.
La maestra lo sa bene, perciò è colpevole. Per non aver fatto obiezione di coscienza.”
Il “maestro” Manzi riportava nella
scheda di valutazione di tutti gli studenti la stessa formula: “Ha fatto quel
che può, quel che non può non fa”.
2 commenti:
Meravigliosa donna!!!
Basterebbe così poco... Come siamo ciechi, ottusi...speriamo!!!
Una scuola senza voti non è una scuola, è un parco giochi. Il voto serve se verificare se si impara e si cresce o se si resta ignorantoni. Contrari al voto sono solo le mezze seghe che hanno paura di ammettere di non sapere un cazzo. Il voto non è dato alla persona, il voto è dato all'esercizio, alla conoscenza della materia. Tanto è vero che ci sono maestri e professori che non hanno capito un cazzo della vita... e luminari che sono autentici pezzi di merda.
Non isegnate ai bambini a temere i voti. I voti sono la verità. E teme la verità solo chi è malvagio e o idiota.
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